1. La cattiva uguaglianza

Esiste un costrutto caratteristico del nostro immaginario che si definisce affiancandosi al valore – moderno ma cristiano prima – dell’uguaglianza rappresentandone il doppio negativo. È l’uguaglianza degli uomini che compongono la massa, il grigiume, il conformismo, l’omologazione per il quale i tratti che caratterizzano una persona per quella che autenticamente è si dissolvono nelle acque torbide della legione. Manifestazione fondamentale di questa uguaglianza per il nostro immaginario è l’ebreo ridotto a numero, rasato, uniformato nell’abbigliamento, dal sistema concentrazionario nazista, eliminato come individuo prima che come essere vivente.  Non sempre le tinte assunte da questa forma di uguaglianza risultano così fosche e tragiche, quello che conta è il grande numero e la norma che lo modella secondo un’identità prestabilita ordinando rigorosamente e sopprimendo – in forma più o meno violenta, con i fucili o con i dollari – le forme di devianza che si manifestano. Nelle sue svariate rappresentazioni la cattiva uguaglianza si oppone al valore – moderno ma cristiano prima – della persona come differenza, irriducibile ad altro da sé e si presenta come il negativo della libertà di autodeterminazione individuale. Che racconti le folle delle megalopoli o le adunate degli stati totalitari, la spersonalizzazione carceraria o gli interni privati degli spettatori televisivi, i ritmi della fabbrica fordista o la disciplina militare, la cattiva uguaglianza rappresenta un disvalore fondamentale per la coscienza contemporanea. D’altronde la vittoria sul nazifascismo (eliminata la sua complessità storica e ridotto a suprema macchina diabolica di distruzione della persona) rappresenta uno dei miti fondativi delle democrazie occidentali e legittima il ruolo storico di queste come baluardo di fronte a tutte le forme di potere che schiacciano l’uomo come individuo. 

Disciplina quindi, folle ordinate in geometrie regolari, monocromie, primato della massa sull’individuo, scomparsa degli elementi che caratterizzano una persona differenziandola: divise, cloni, allevamenti intensivi. È l’incubo totalitario che, ben oltre i regimi totalitari e la loro storia, si annida nelle pieghe delle nostre società, morbido e alluso, come rischio latente. Di fronte alla possibilità di perdere il diritto alla scelta (allo scaffale di un supermercato o nella vita) o la libertà di essere se stesso (qualsiasi cosa questo voglia dire), il cittadino occidentale (quale che sia la sua posizione politica) inorridisce.

DI FRONTE ALLA POSSIBILITÀ DI PERDERE IL DIRITTO ALLA SCELTA O LA LIBERTÀ DI ESSERE SE STESSO IL CITTADINO OCCIDENTALE INORRIDISCE

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