Editoriale

Mandiamo in stampa il terzo numero sapendo che qualcosa, in questi anni, è profondamente mutato in Italia. Sul piano della politica istituzionale, dieci anni di crisi hanno fatto venire al pettine i nodi contraddittori, che portano allo sgretolamento le formazioni politiche cresciute all’ombra del bipolarismo – il sogno di Berlusconi, un’alternanza ‘americana’ fra una destra e una sinistra indistinguibili se non per le diverse aree e clientele di riferimento. Le destre, che in mezzo mondo prendono il potere, occupano il campo lasciato libero dai partiti centristi, quello dei diritti sociali, additando i limiti di lettura dei partiti ex (socialisti o comunisti) in piena crisi di identità. D’altra parte, però, nella pancia della società qualcosa si muove: dai gruppi che sorgono, alle attivazioni dei singoli, alla ripresa di un dibattito ancora pulviscolare. Ci piace sperare che qualcosa stia cambiando anche in meglio, che, sgombrato il campo dalle nostalgie e dalle illusioni, si possano affrontare i problemi che la realtà pone con lucidità e pragmatismo. Non bisogna essere inutilmente ottimisti, certo.

Sono anni in cui da più parti viene una richiesta di chiarezza e di letture che siano all’altezza del presente; e di tentativi nei quali, anche per la difficoltà delle domande che provengono dalla società, si intravvedono alcune risposte, o quantomeno delle direzioni. Sicuramente non verranno dalle università di sociologia, filosofia o scienze politiche: per troppo tempo abbiamo creduto che la teoria precedesse la prassi, con il conseguente autonomizzarsi del dibattito, slegato dalla realtà, e di inutili, eterni litigi teorici. Se saranno coraggiosi i ricercatori ci potranno fornire strumenti utili, non risposte definitive.

Questo non significa però che il dibattito intellettuale sia inutile: noi pensiamo l’esatto contrario. Che cosa può fare una rivista come Figure in questo panorama? Porre delle domande e cercare di fare chiarezza su una porzione del nostro presente. Chiedere per sapere, e non per affermare. Indagare le conseguenze pratiche delle retoriche che vengono impiegate. Porre dei dubbi che consentano alla discussione collettiva di avanzare. Mostrare quanto poco basti – per una disattenzione, una pigrizia mentale – perché una posizione si ribalti nel proprio contrario. Individuare i problemi di una prassi o di un ragionamento, non per attaccare chi ne parla ma per affrontarli. Fra i molti tentativi che nascono e che vengono portati avanti – con coraggio, con sacrificio del tempo esistenziale, con risultati che spesso prendono le forme di una scommessa – è rara la discussione franca, nella quale le cose si possano chiamare col loro nome senza che i singoli si sentano messi sotto accusa, rispondendo con chiusure e identitarismi.

L’altra cosa che con Figure abbiamo sempre provato a fare è mettere in relazione campi che, fra loro, sembrano apparentemente irrelati, distanti, incomunicabili. Ci sembra possibile solo in questi termini la visione d’insieme, lo sforzo di identificare la direzione e gli elementi delle diverse ideologie che si fanno retoriche e che ogni giorno di più si rapportano in modi conflittuali. Nella costellazione degli articoli che proponiamo il senso complessivo si coglie guardando l’insieme, non i singoli punti; i nessi devono essere costruiti dal lettore, a cui quindi è necessario uno sforzo ulteriore rispetto alla lettura del singolo pezzo. Per favorire questa visione panoramica nel primo articolo, Mondi della differenza, illustriamo – con alcune semplificazioni drastiche – le linee di interpretazione che abbiamo seguito.

Sebbene il terzo numero della rivista sia scritto quasi interamente dai membri della redazione, la nostra speranza è di poter dialogare con il più ampio numero di persone, collettivi, soggetti politici. La rivista è dunque disponibile a ospitare contributi di soggetti esterni, ma soprattutto a divenire spazio di discussione delle letture proposte con chiunque dimostri interesse.

Il nostro intento è quello di mantenere un doppio piano: da una parte, la rivista elettronica sarà rapidamente accessibile a chiunque sia interessato, indipendentemente dalla distanza geografica; dall’altra, ci sembra necessario un confronto di persona con i possibili interlocutori sul territorio nel quale operiamo. Per questo, ci proponiamo di organizzare una serie di presentazioni per dare conto del lavoro fatto e favorire la discussione: più sarà critica, più servirà.

Viviamo nel nordest ma ci muoviamo e abbiamo letti per ospitare chi, passando di qui, abbia voglia di fare due chiacchiere. Per contattarci, criticarci, proporre idee e collaborazioni:

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