Editoriale

Solo in parte il Covid-19 ha segnato la stesura di questo numero, infatti allo scoppio della pandemia il lavoro redazionale era già in corso. Se la crisi sanitaria non è stata discriminante, ha reso ancora tuttavia più evidenti le dinamiche di una società frammentata e di un paese che sembra scivolare sempre più verso il baratro: strutture economiche al collasso, disuguaglianza sociale, povertà. In questo presente fatto di incertezze e ingiustizie molte persone sentono l’urgenza di impegnarsi attivamente senza ricevere nulla in cambio – dal volontariato in Croce Rossa alla distribuzione gratuita di beni di prima necessità, dall’assistenza ai senzatetto all’inclusione degli immigrati. Questo brulicare di azioni rivolte alla comunità si muove fra le buche dello stato sociale: l’emergenza sanitaria l’ha reso lampante. Nel sottobosco dell’Italia infestata dai Fontana, dalle Meloni, dagli sceriffi (il De Luca campano e pure quello messinese), dal mito del premier Conte, dal parassitismo di Confindustria, brulica un’attività frenetica, sostenuta da organizzazioni, gruppi, singoli che continuano a impegnarsi attivamente nella società, coscienti che qualcosa non funziona noi siamo d’accordo). Sulla vitalità di chi pratica la solidarietà, però, si sta giocando una partita importante.

Pubblichiamo infatti il quarto numero non solo nel mezzo di una crisi sanitaria, ma anche di un triennio importante per il mondo del non profit del territorio veneto. Padova è capitale europea del volontariato 2020: i lavori sono stati avviati l’anno precedente, l’inaugurazione ufficiale è avvenuta il 7 febbraio 2020, ma gran parte degli eventi previsti sono stati rinviati. 

Durante le celebrazioni iniziali abbiamo visto stringersi i rapporti fra terzo settore e mondo economico. Questo avvenimento paradossale, l’avvicinamento fra non profit e profit, ha contribuito alla nostra scelta di guardare alla solidarietà come una figura complessa, su cui si misurano interessi divergenti. Attorno a essa si riuniscono tensioni opposte, da un lato la spinta verso un’utopia reale (un mondo meno ingiusto e schifoso), dall’altro i tentacoli del profitto, spesso pure arraffone, disorganizzato e da quattro soldi. Più che al farsi etica dell’economia, sembra di assistere alla fagocitazione della solidarietà da parte del mercato.

La soluzione a questi dilemmi si trova nella pratica, non in una rivista. Figure è piuttosto un modo per sollevare delle domande e stringerci attorno ad esse. Proprio la solidarietà è un punto interrogativo che continua a bruciare. Le nostre riflessioni ruotano attorno alla natura e alla funzione dei valori e delle pratiche che cercano di rispondere a questioni sociali problematiche. Il terzo settore, il civismo e il mutuo aiuto sono stati gli oggetti del nostro interesse. La nostra interpretazione della solidarietà è fatta di continue verifiche delle verità a cui crediamo e che abbiamo disseminato negli articoli. 

Ci piacerebbe aprire la nostra discussione a ogni persona o gruppo a cui interessi, in qualsiasi forma, il cambiamento della realtà. Anche se viviamo e scriviamo nella capitale del volontariato, infatti, abbiamo i mezzi e la voglia per spostarci: ci piace stare dove c’è un po’ di movimento, anche se nascosto o silenzioso. Oltre a case per ospitare chi passi per Padova, abbiamo un indirizzo mail per qualsiasi contributo, richiesta, proposta, o critica:

rivistafigure@gmail.com

1 reply to Editoriale

Comments are closed.