Il Csv, Centro servizi per il volontariato, sono degli organismi nati nel 1991 per coordinare le diverse forme associative presenti sul territorio e fornire loro servizi di natura legale, economica, giuridica. I ruoli prettamente tecnici non impediscano che sui Csv ricadano le contraddizioni del Terzo settore, in bilico fra volontariato e nuove forme economiche. A Padova, nel 2020, il Csv ha assunto un ruolo di spicco nell’organizzazione degli eventi della Capitale del volontariato prima, e della solidarietà emergenziale poi.
Cosa rappresenta il volontariato nella società contemporanea? Quali sono i suoi obiettivi?
Il volontariato è, oggi come ieri, espressione di cittadinanza. Nella nostra Costituzione si parla di “doveri di solidarietà” all’articolo due e nel successivo si ribadisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale” e che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”. I volontari sono a tutti gli effetti attuatori della Costituzione e si assumono il dovere di solidarietà e il compito di rimozione degli ostacoli e riduzione delle differenze, in affiancamento alle Istituzioni. Il volontariato, inoltre, ha un fondamentale ruolo per la carica relazionale che porta nelle nostre comunità, nei servizi e nelle organizzazioni. Ci tengo a ribadire anche cosa non è il volontariato, perché ancora oggi è utile ribadirlo. Il volontariato non è “barelliere” dello Stato. Non si attiva per sostituire, per risparmiare o per coprire delle mancanze, ma per contribuire, insieme a tutti gli altri soggetti, al raggiungimento dei diritti e dei doveri di ciascuno.
Durante l’inaugurazione di Padova capitale del volontariato, il Presidente Mattarella ha chiamato il volontariato “corpo intermedio dello stato”. Lei cosa ne pensa?
Il Presidente Mattarella nel discorso fatto in occasione dell’inaugurazione ha evidenziato moltissimi aspetti cruciali per il mondo del volontariato e del terzo settore. Ha definito il volontariato “la passione che sconfigge l’indifferenza”, una “energia irrinunziabile della società” e un “patrimonio generato dalla comunità… persone accanto ad altre persone, che vivono e sviluppano il senso della comunità, appunto, il senso dello “stare accanto””. Ha poi ribadito il fatto che il volontariato non è marginale e che esprime valori radicati nel tempo. In questo contesto e con la sottolineatura che ho espresso nella risposta precedente il volontariato è corpo intermedio. A fianco a, non in sostituzione di.
Il volontariato copre sempre più servizi lasciati scoperti dallo stato (si pensi alla formazione, all’accoglienza, alla cura di indigenti). Quale rischio ci vede in questa direzione? Come fare in modo che le due funzioni si implementino e non si sostituiscano l’una con l’altra?
Abbiamo avuto la riconferma che il volontariato, in emergenza, fa cose straordinarie, necessarie, ma che non sono di sua competenza. Poi deve tornare a fare il suo, senza sostituirsi a nessuno e senza cambiare il proprio ruolo. È tempo di tornare a collaborare mantenendo ciascuno il proprio ruolo sapendo che quando ci si mette tutti d’accordo si fanno cose straordinarie. Ora non dobbiamo perdere questa occasione ed è necessario fare un ragionamento anche sul welfare da ricostruire che non può prescindere dai beni comuni. Ripensiamo insieme il nostro futuro, ma dobbiamo pensare in grande e poi agire nel piccolo, altrimenti sono solo slogan. E il Csv c’è: vogliamo favorire e costruire, fare da ponte per la costruzione della nuova comunità.
La riforma del terzo settore favorisce la creazione di un rapporto fra i valori tipici del mondo del volontariato e quelli aziendali e teorizza la possibilità di un capitalismo etico. Cosa ne pensa? Possono armonizzarsi questi due ordini di valori e prospettive sul mondo?
Durante il lockdown i partner economici di Padova capitale europea del volontariato 2020 si sono attivati dimostrandosi particolarmente sensibili ai bisogni del mondo del volontariato e della comunità. È un inizio. Nel Rapporto sul volontariato padovano 2019 abbiamo analizzato la realtà del welfare aziendale scoprendo che si rivolge a intere popolazioni aziendali e alle loro famiglie, su un range vastissimo di bisogni. Il 20% delle imprese di tutti i settori hanno sviluppato politiche di welfare articolate in numerose aree, un processo che in tre anni ha triplicato il numero delle aziende. Possiamo considerarla una strada verso un capitalismo etico? Nel momento in cui ci si interroga sul processo produttivo e sulle sue ricadute, eliminando le cause delle diseguaglianze e dello sfruttamento, possiamo dire di aver imboccato una strada, ma il percorso è ancora lungo. Questa crisi ha mostrato le grandi debolezze esistenti e il futuro sarà problematico non solo dal punto di vista economico.
L’emergenza Covid ha costretto a rivedere il programma di Padova capitale del volontariato. La città e le sue istituzioni hanno risposto attivandosi immediatamente a supporto degli abitanti. In generale, secondo lei, la crisi ha cambiato alcuni modi di percepire e leggere il volontariato e la sua funzione?
Con il progetto “Per Padova noi ci siamo” siamo riusciti fin dai primi giorni ad attivarci per non dimenticare le persone più fragili delle nostre comunità e mettere in pratica il nostro essere Capitale europea del volontariato. Con la grande risposta dei volontari e delle associazioni e la collaborazione con comune e diocesi e il mondo profit abbiamo garantito risposte concrete e, a partire dal progetto, si sono anche sviluppate moltissime azioni spontanee. A Padova è iniziato un cammino diverso, più maturo, maggiormente impattante, anche per il cosiddetto “volontariato organizzato” che, necessariamente, vedrà aprire davanti a sé nuovi spazi di azione da interpretarsi con creatività e responsabilità. Il Csv, in tutto questo, potrà sempre più immaginarsi come una sorta di ponte tra il volontariato di oggi e quello di domani, sperimentando e innovando.
1 reply to Intervista a Emanuele Alecci, presidente del CSV (centro servizio per il volontariato) Padova
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