Intervista a una volontaria del Servizio Civile Nazionale

Potresti farci una breve presentazione?  Quale è stata la tua prima esperienza con il Scn? Il settore in cui hai operato l’hai scelto personalmente? Il percorso che hai svolto ti è interessato dall’inizio sino alla sua conclusione? 

Ho 27 anni. Mi sono laureata in Storia, Culture e Religioni con curriculum antropologico alla Sapienza di Roma e in magistrale all’Ehess di Parigi in Etnologia e Antropologia culturale. Ho svolto il servizio civile a venticinque anni alla fine dei miei studi nel centro di accoglienza maschile per migranti gestito da Caritas Roma, il Ferrhotel. Ricoprivo il ruolo di operatrice sociale, mi occupavo dell’inserimento dei migranti all’interno del centro, dell’organizzazione delle attività del centro e soprattutto della costruzione dei percorsi individuali (psicologici, lavorativi) degli utenti. Ho scelto di svolgere il servizio civile in questo settore perché affine con i miei studi e interessi e non sarei stata disposta a scegliere un altro servizio solo per rientrare nel progetto di Scn.

Come sei venuta a conoscenza del Scn? 

Ho scoperto il Scn grazie a un’amica che aveva svolto servizio in un contesto simile al mio, a Verona. 

Qual è stata la motivazione che ti ha spinta a farlo? Cosa ti ha convinto a intraprendere una scelta del genere? 

Ho scelto di fare il servizio civile perché sentivo la necessità dopo cinque anni di studio di avvicinarmi al mondo del lavoro e confrontarmi in modo pratico con una tematica che ho sempre conosciuto solo attraverso i libri o l’informazione giornalistica: l’immigrazione. Da un lato quindi la necessità di rendere utili e spendibili i miei studi, dall’altra la volontà di confrontarmi in prima persona con una delle tematiche più dibattute e controverse degli ultimi anni, e riuscire, di conseguenza, ad avere un’opinione più concreta e completa sull’argomento. 

Secondo te perché una ragazza della tua età dovrebbe decidere di fare questa esperienza? 

Ho trovato quest’esperienza molto formativa. Consente di avere un approccio graduale al mondo del lavoro, una sorta di tirocinio formativo che di mese in mese permette di raggiungere diverse competenze in modo graduale e sempre monitorato da un supervisore. In questo modo il volontario (perché di questo si tratta) è reso autonomo negli ultimi mesi del servizio. Generalmente questi servizi, non tutti purtroppo, si svolgono in enti che operano nel terzo settore e permettono di crescere molto anche dal punto di vista umano e morale, un’esperienza utile a tutti. 

Perché nella nostra società serve il Scn? Qual è la sua funzione secondo te? A parer tuo c’è il rischio che lo Stato scarichi sul Scn parte dei suoi doveri? 

Penso che un’esperienza come il Scn (se ben strutturata e svolta in enti seri) sia formativa per giovani con qualsiasi tipo di formazione. Credo, inoltre, che lo Stato faccia bene a investire in questo tipo di attività per formare i suoi cittadini. Il problema reale è che le forze messe in campo dallo Stato attraverso questi giovani volontari sono comunque poche (quindi sì, lo Stato scarica parte dei suoi doveri sul Scn e molto spesso non fa dei veri investimenti sul terzo settore) e allo stesso tempo gli enti stessi risparmiano economicamente, ma anche in termini di qualità professionale, sui dipendenti dei vari servizi. Molto spesso, infatti, anche le realtà più grosse si appoggiano annualmente a questi volontari, che per forze di cose, nonostante la formazione continua, assicurano una prestazione meno professionale rispetto a un lavoratore che da anni svolge quella mansione.

Prima di questa esperienza, sapevi come fosse nato il Scn? Sapevi cosa fosse l’obiezione di coscienza? 

Si, conoscevo la storia del Scn e dell’obiezione di coscienza, anche se, al giorno d’oggi, possiamo dire che le motivazioni sono molto distanti da quelle che spingevano i giovani un tempo. Oggi è molto più legato alla volontà di avvicinarsi al mondo del lavoro, di acquisire competenze e di arricchire il proprio curriculum professionale.

È stato il disorientamento dopo gli studi a portarti al Scn? È stata una scelta causata da una scarsa (o assente) offerta lavorativa, a seguito del tuo percorso di studi? Ti sei trovata costretta, nella situazione in cui ti trovavi, a intraprendere una scelta come quella del Scn? 

No, non mi sono sentita obbligata. Sicuramente l’antropologia non offre sbocchi professionali immediati, ma, per me, il servizio civile è stata un’esperienza voluta e vissuta con lo scopo di proseguire con la mia formazione e di capire se l’ambito della migrazione potesse interessarmi dal punto di vista lavorativo. Un’esperienza che per altro ho portato avanti seguendo altri corsi universitari di formazione sul mondo dell’immigrazioni, quindi vissuta come complementare agli studi.

Come reputi la modalità con cui sei stata pagata? Ti sembra proporzionato rispetto alle ore di lavoro? 

Il compenso mensile del Scn mi ha permesso semplicemente di pagare l’affitto del mio appartamento a Roma, quindi sicuramente il compenso è inadeguato alle ore di lavoro svolte: il trattamento del volontario è identico a quello di un dipendente regolare (almeno nel mio caso è stato così). Proprio per questo motivo non può essere scelto come un’alternativa a un’esperienza lavorativa ma credo debba essere considerato un momento formativo molto intenso. Lo consiglierei a persone che vivono nella propria città e non hanno bisogno di un secondo lavoro per mantenersi. 

Sei rimasta soddisfatta dell’esperienza fatta? La rifaresti? La consiglieresti? Ci sono stati degli aspetti negativi? Nel concreto, ti è servita come esperienza? 

Sono stata soddisfatta della mia esperienza di servizio perché, mi ripeto, era inerente ai miei studi e ai miei interessi, fortemente attuale e mi ha permesso di raggiungere una consapevolezza nuova su molte tematiche di dibattito nazionale e internazionale. Sicuramente le competenze professionali sono aumentate e anche la capacità di lavorare in un gruppo composto da diversi volontari. Sono stata fortunata perché non sempre le esperienze di servizio sono all’altezza delle aspettative, proprio per questo consiglierei a un aspirante volontario di informarsi precedentemente sull’ente con il quale vorrebbe collaborare e di accertarsi delle mansioni che spettano al volontario del servizio civile. 

1 reply to Intervista a una volontaria del Servizio Civile Nazionale

Comments are closed.