Intervista a una volontaria semplice

Età; genere; settore di intervento (cultura; sport; sanità; etc); da quanto fai il volontario?

Sono una ragazza di 23 anni, il mio settore di intervento è culturale e sanitario con l’associazione Emergency. Prima di questa esperienza ho svolto anche altre attività di volontariato (dopo scuola, supporto di ascolto in case di riposo). Per tre anni e mezzo ho fatto la volontaria, poi ho interrotto la mia attività. 

Cosa ti ha spinto a farlo? Come valuti complessivamente la tua attività di volontariato e il suo impatto sulla tua esistenza individuale?

Studio medicina, la mia scelta di studio è stata quasi conseguente alla scoperta di Emergency. Nell’estate 2012 ho letto un articolo su una rivista regionale siciliana sul centro di cardiochirurgia di Emergency in Sudan, il centro Salam. Da questo momento in poi mi sono interessata all’associazione, per poi iniziare farne parte nel 2016 appena arrivata a Padova per l’università. L’attività di volontariato che ho svolto mi ha fatto capire molto su me stessa, sui miei punti di forza e debolezza.  Nel gruppo Emergency dal punto di vista organizzativo mi sono dovuta adattare a compiere varie cose, dalla pagina Facebook all’organizzazione di eventi per il gruppo “giovani” dell’associazione. Inoltre, il farne parte mi ha portata a crearmi un gruppo con gli altri ragazzi. L’esperienza in generale mi ha aiutata tanto come crescita personale. 

Secondo te quale è la funzione del volontariato all’interno della nostra società? Perché serve il volontariato? 

Riguardo alla mia attività di volontariato: occupandomi di sensibilizzazione è un po’ difficile valutare realmente l’impatto sociale. Non è come fare altri tipi di volontariato per cui ci si occupa in prima istanza di “fare qualcosa” in concreto. Con Emergency non vedi immediatamente l’effetto del tuo impegno, si lavora per un progetto più a lungo termine, per questo è difficile valutare nel piccolo le azioni che si fanno. Il gruppo territoriale (adulti) dell’associazione si occupa di andare nelle scuole del territorio padovano per parlare dell’attività di Emergency. 

Per la funzione volontario nella società sono d’accordo sul fatto che determinati tipi di volontariato debbano sopperire a delle mancanze da parte delle istituzioni, questo è più nel volontariato dell’ambito sociale, un po’ meno in altri tipi di volontariato. 

Che rapporto c’è tra volontariato e welfare? Secondo te c’è il rischio che lo stato scarichi sui volontari parte dei suoi doveri? E come valuti l’attenzione del mercato privato per il volontariato?

Emergency vive in un rapporto conflittuale: se è vero che l’obiettivo di Emergency è quello di non esserci perché a tutti dovrebbero essere garantite le cure primarie, indubbiamente c’è qualcuno che fa sì che questo diritto non sia rispettato. Per la seconda domanda: questo lo vedo un po’ meno. Un conto è parlare di Emergency, parliamo di diritti fondamentali, di cose che ci pongono il conflitto con le autorità; se parliamo di altre attività, come i volontari che si occupano del dopo scuola dei bambini credo che sia un modo costruttivo per unificare, stringere il tessuto sociale, quindi non è una cosa che a quel livello dovrebbe fare lo stato, va bene che siano dei civili a farlo. 

Le persone che contribuivano di più con le donazioni ai vari eventi erano quelle del ceto medio; il che è un paradosso perché le persone che avrebbero potuto aiutare di più non lo facevano. Non ho mai approfondito bene la questione dell’attenzione del mercato privato nell’ambito del volontario. 

Quali sono le narrazioni dominanti attorno alla figura del volontario? ti rispecchi? Indica un pregiudizio sul volontariato: ce ne sono più di positivi o negativi? Come reagiscono amici e conoscenti di fronte alla tua attività di volontariato? 

Far parte di Emergency ha sviluppato in me l’interesse verso la società che prima ignoravo. Molte delle persone che mi sono vicine facevano parte del gruppo stesso. Persone esterne al gruppo che conosco reagivano alla mia scelta di far parte di Emergency solo con un interesse iniziale, senza però poi approfondire l’attività stessa. Nella mia famiglia, visto che c’è un panorama politico variegato, pur essendo tutti medici, su alcuni temi ci si scontrava, a volte mi è stato detto che potesse essere una perdita di tempo, ma cose eclatanti non sono mai successe. Prima di confrontarmi nell’ambito del volontariato ho sempre considerato la funzione del volontariato sotto una luce positiva, non mi viene in mente nessun pregiudizio negativo sul volontariato. 

Per Emergency le reazioni delle persone erano o bianco o nero: chi ci appoggiava; chi ci criticava. Ma anche lì diventa molto una questione politica, per cui lo definirei come un volontariato un po’ ‘particolare’. 

Cosa significa che il volontariato aumenta il senso civico? e aumenta anche la politicizzazione? 

Ritengo che il volontariato possa contribuire molto alla politicizzazione del singolo, a maggior ragione se ci si occupa di cose che si scontrano direttamente con azioni della politica. Il volontariato credo che aumenti il senso civico perché aumenta il senso di comunità e lavora tanto sul valore del contribuito, due elementi molto potenti; in tutti i volontari con cui mi sono confrontata notavo un senso civico sviluppato. Tutti avevano alla base la volontà di essere utile agli altri e di costruire una rete sociale migliore, proprio per questo il volontario ha un ruolo che deve essere incoraggiato. 

Secondo te il volontariato serve ad alleviare i problemi cronici della nostra società? Oppure può rappresentare proprio un’alternativa rispetto al modo di vivere e di relazionarsi del presente? Esiste una anima conflittuale del volontariato rispetto allo stato di cose esistente?

Nella migliore delle ipotesi per come dovrebbe essere: il volontariato e società dovrebbero lavorare insieme, ma ci sono casi in cui si deve sopperire a delle mancanze. Per come la vedo io dovrebbe essere un lavoro sincrono, un sostenersi reciprocamente. Quindi si, il volontariato riesce ad alleviare dei problemi cronici nella società. Mi viene in mente, con il volontariato, anche l’abbattere le barriere di ignoranza, in prima istanza quella dell’altro. Per me il volontario con la sua attività dovrebbe aiutare a cambiare, così da rapportarsi al presente e agli altri. 

Le mie prime esperienze di volontariato, prima di Emergency, sono state indirizzate dalla scuola. La professoressa di matematica ci proponeva di andare in casa di cura per anziani per fare un po’ di compagnia; oppure in un dopo scuola a dei bambini in un quartiere disagiato di Catania. Questo per me è stato importante e credo che sia una cosa su cui si debba puntare molto. Per questi ambiti sarebbe bello avere delle strutture che supportino, anche da questo punto di vista, gli anziani, ma mi rendo conto che se si dovesse scegliere una scala di priorità questo ambito non sarebbe in cima. Quindi un’attività di volontariato di questo tipo non lo vedo come una mancanza importante. Per me anzi potrebbe avere uno scopo istruttivo e educativo per i volontari che se ne occupano. 

Da una parte vedo la conflittualità, dall’altra no. Dipende dal tipo di attività, trovo difficile generalizzare. C’è conflitto diverso in base al tipo di volontariato che si fa. Conflitto che esiste ma dovrebbe essere smussato, non calcato o inasprito dalla figura del volontariato ma si dovrebbe mirare a portare il tutto a una cooperazione. Se il conflitto non esistesse il volontariato avrebbe comunque un altro posto nella società. 

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